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Naked

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Naked

2017
Titolata, datata e firmata al retro
Silver Gelatin Print (Stampa alla Gelatina d’Argento) incorniciata o montata su alluminio
105 x 80 cm
Edizione di 3 più 2 prove d’autore

 

Uno dei traguardi dello sviluppo psicologico è il raggiungimento del giusto equilibrio tra l’indipendenza e l’appartenenza al gruppo. Vivere in una comunità in modo sano non è un compito semplice ed è fondamentale perché nel soggetto si formi l’identità sociale. L’ “Io” come individualità cresce in parallelo con un “noi” variegato che include differenti gruppi dalle svariate dimensioni.

Un famoso proverbio urla: “l’abito non fa il monaco!”. Ma è proprio così? Alcuni studi hanno dimostrato un’influenza dell’abbigliamento sui comportamenti nostri ed altrui. L’abbigliamento condiziona, categorizza, giudica e accetta. Non pensiamo solo con il nostro cervello ma anche con il nostro corpo. Questo fenomeno è noto col nome di “enclothed cognition”. ll modo in cui ci vestiamo quindi parla, spesso ancora prima di noi: rappresenta alcune caratteristiche della nostra personalità, dei nostri bisogni e del nostro stato d’animo.

In un mondo individualista in cui “io” viene prima di “noi”, l’essere accettati e sentirsi idonei ad ogni tipo di situazione è essenziale per eccellere.

Ma chi decide quali sono le regole da seguire?

L’opera Naked rappresenta il più sottile dei paradossi. No, l’abito non fa il monaco; è la società che, da abile sarta, cuce costumi e tendenze e ci impone modelli di riferimento a cui omologarci. Siamo così assuefatti che non ci rendiamo nemmeno conto di ciò che ci viene imposto. Lo diamo per scontato.

Vecchie stampe popolari e antichi testi latini, greci e persino egizi tramandano la consapevolezza che l’ordine sociale si regge solo su un rapporto di forze che fa apparire logico quanto, in un diverso rapporto di positivi e negativi, sarebbe sembrato assurdo. Nasce così il mito del mondo alla rovescia, dove il povero fa l’elemosina al ricco, i pesci volano, la pecora tosa il pastore e così via; si configura così un mondo di cose contro natura, dove prende finalmente corpo l’attesa di una rivoluzione sociale.

Emanuele Fiore, in una delle opere più eccentriche ed ispirate, riallacciando l’utopia popolare ai miti classici, costruisce la storia di uno dei motivi più comuni della nostra civiltà: l’aspirazione a rifare il mondo per dargli nuovo e diverso ordinamento; e ci fa capire che non importa quanto tu possa esser ben vestito o quanto disperatamente si cerchi di standardizzarsi ad imposte e tacite regole e silenti obblighi. E’ tutta una questione di prospettiva. Le regole sono state stravolte così che tutti possano vivere una “vita all’incontrario”, un “mondo alla rovescia”. Perché tutto è relativo, e se il mondo ha cambiato assetto, sarà il “normale” a sentirsi “diverso”, il “vestito” e sentirsi “nudo”.

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